La vita a volte ci porta su strade che non avremmo mai immaginato. Sono cresciuto in un orfanotrofio, un luogo che per molti rappresenta un rifugio, ma per me è stato una scuola di vita dura e spietata. Ora, da adulto, ho deciso di tornare indietro, di ritrovare quei bambini che, come me, hanno conosciuto la solitudine. Pensavo di trovare risposte, ma ho scoperto qualcosa che non ero pronto ad affrontare.
Un’infanzia senza certezze
Sono arrivato all’orfanotrofio quando ero solo un bambino. Non conoscevo il calore di una famiglia, il significato di una carezza sincera o di un abbraccio di conforto. Le giornate erano scandite da rigide regole, dai pasti sempre uguali, dalle notti passate a chiedermi «Perché proprio io?».
Crescendo, ho visto tanti bambini venire e andare. Alcuni fortunati venivano adottati, altri sparivano senza lasciare traccia. Noi rimasti imparavamo a farci forza l’un l’altro, ma dentro di noi c’era sempre la stessa domanda: «Ci sarà mai qualcuno che verrà a prenderci?».
Il ritorno e l’incontro con il passato
Anni dopo, ormai adulto, ho deciso di tornare. Volevo aiutare, volevo dare ai bambini quello che io non avevo avuto. Ero pronto a condividere la mia storia, a dare speranza, a dimostrare che anche chi cresce senza una famiglia può costruirsi un futuro.
Ma quello che ho trovato mi ha lasciato senza parole.
Le stanze sembravano più piccole, i muri più grigi. I bambini erano lì, con gli stessi sguardi vuoti che ricordavo. Mi sono avvicinato, ho parlato con loro, ho visto nei loro occhi la stessa speranza che avevo io. Ma poi ho capito quello che avevo perso.
Quello che non si può recuperare
Avevo perso me stesso.
Nel tentativo di guardare avanti, di costruirmi una vita, di dimostrare che potevo farcela da solo, avevo sepolto il mio passato. Mi ero detto che non avevo bisogno di nessuno, che la mia indipendenza era la mia vittoria. Ma in quel momento ho capito: nessuno può davvero crescere senza amore.
Quei bambini stavano vivendo la mia stessa storia, e io non potevo salvarli. Potevo donare qualche parola di conforto, qualche sorriso, ma sapevo che quando le luci si sarebbero spente, sarebbero rimasti soli. Proprio come lo ero stato io.
Un vuoto che non si colma
Sono uscito da quell’orfanotrofio con un peso che non pensavo di dover affrontare. Non ero riuscito a trovare quello che cercavo. Pensavo di essere tornato per loro, ma in realtà cercavo me stesso.
Ora so che alcune ferite non guariscono mai del tutto. Che il passato non si può cancellare. Ma anche che c’è sempre un bambino dentro di noi che aspetta di essere abbracciato, anche se ormai siamo adulti.
E io sto ancora cercando quel bambino.