Lavora in un bar e si lamenta del rumore di un bambino: la madre decide di intervenire

Nella nostra quotidianità siamo coinvolti in tante micro-realtà: durante le nostre attività quotidiane, siamo spesso a contatto con persone e alcune di esse sono solo conoscenti.

Come regola generale, il comportamento civile richiede sempre rispetto da parte delle persone che abbiamo di fronte. Tuttavia, può accadere che situazioni ed eventi generino opinioni divergenti e sfocino in veri e propri conflitti. Questo è esattamente il caso al centro della storia che vi racconteremo. Una madre si è trovata di fronte a un’esperienza spiacevole. La donna era in un bar e stava solo facendo colazione con suo figlio. Dopo qualche minuto, ha notato reazioni di fastidio e fastidio da parte di un uomo che era seduto poco distante da loro.

Il caffè era molto affollato a quell’ora: c’erano molte persone che facevano colazione prima di andare al lavoro. Il trambusto all’interno era quindi inevitabile e certamente giustificato: è pur sempre un luogo pubblico che offre un servizio e questo non può che generare un po’ di confusione. L’uomo, completamente vestito, era impegnato in una riunione di lavoro, alla quale ha partecipato con laptop e cuffie. Tuttavia, la madre era convinta che qualcosa non andasse e che questo individuo le stesse dando la caccia. L’uomo spesso alzava lo sguardo dal suo laptop e fissava la donna. Di tanto in tanto, alzava persino gli occhi al cielo e sospirava. La madre quindi supponeva che l’uomo fosse forse infastidito dal rumore provocato dal suo piccolo: il bambino giocava e canticchiava allegramente, ma senza il minimo pianto e comunque senza fare più rumore di qualsiasi altra coppia che chiacchiera. Infine la donna, stanca degli evidenti gesti di disapprovazione dell’uomo, gli grida: «Senti, se hai un problema, ti ricordo che sei in un bar e non in un ufficio».

L’uomo, furioso, balzò in piedi senza rispondere e si allontanò alla ricerca di un tavolo libero, più lontano dalla caotica situazione. Ma fu sfortunato: ben presto dovette sedersi al suo posto originario, fissando la madre con occhi pieni di disprezzo.

Certo, la diffusione del lavoro a distanza ha creato “realtà lavorative alternative”, dando più libertà ai lavoratori su “dove” possono lavorare, ma questo, secondo lei, può giustificare tali comportamenti?

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